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EDITORIALE


«Dopo un breve silenzio non fa bisogno di ripetere in questo numero, che è il primo dell'anno sesto, il programma della Rivista d'Arte. Coloro che l'hanno seguita fin qui lo conoscono e l'apprezzano, se debbo giudicare dai molti incitamenti, pervenutimi da diverse parti, a perseverare nella modesta ma non inutile impresa. La quale, nonostante la mia buona volontà, sarebbe rimasta interrotta, se non avesse trovato valido soccorso nel Comm. Leo S. Olschki, che da ora in avanti assume l'edizione della Rivista». Nel 1909 Giovanni Poggi così salutava la rinascita del periodico dopo una breve interruzione. La ripresa delle pubblicazioni fu favorita dal decisivo intervento della casa editrice Olschki, che si faceva carico della stampa prima affidata alle cure editoriali di Alinari (1903-1904) e di Alfani-Venturi (1905-1907).
Fondato nel 1903 da Igino Benvenuto Supino con il nome di Miscellanea d'Arte (sottotitolo Rivista mensile di Storia dell'Arte medievale e moderna), il periodico dopo un anno cambiava intestazione per diventare Rivista d'Arte. Miscellanea mensile di Storia dell'Arte medievale e moderna. Supino veniva contestualmente affiancato, nella "commissione direttiva", da Corrado Ricci e Giovanni Poggi. La prima serie si concludeva nel 1918. Avviata nel 1929, la seconda serie, interrotta nel 1942, conosceva la direzione di Giovanni Poggi, coadiuvato da Giuseppe Fiocco, Mario Salmi, Peleo Bacci e da un giovane segretario di redazione: Ugo Procacci. È in questo periodo che la rivista - a cadenza trimestrale - acquista definitiva riconoscibilità, sostanziata dal rafforzamento degli intenti programmatici dei fondatori orientati alle ricerche documentarie, eminentemente - ma non stabilmente - indirizzate alla produzione fiorentina e toscana tra Quattro e Cinquecento. Il gusto per la scoperta e per la novità caratterizza tanto i saggi quanto le rubriche Opere d'arte ignote o poco note e Appunti d'archivio. L'impostazione non muta nelle serie successive pubblicate in forma di annuario. Tuttavia la terza serie (1950-1962) - che accanto a quelle di Salmi, Poggi e Fiocco vede la presenza di Ugo Procacci nel comitato di direzione - ma soprattutto la quarta serie (1984-1992), diretta dal solo Procacci e con l'eloquente sottotitolo Studi documentari per la storia delle arti in Toscana, conferiscono al periodico un taglio sempre più regionale. La provenienza di gran parte dei suoi promotori da istituti di tutela ha fatto sì che la rivista mai trascurasse le ragioni della valorizzazione e della conservazione del patrimonio artistico.
Dopo quasi venti anni di silenzio (la quarta serie si era fermata al 1992), Rivista d'Arte rinasce oggi per volontà di un gruppo di storici dell'arte di provenienza universitaria concordi nel riproporre, all'interno di una pluralità di approcci teorici, metodologici e critici, la centralità della ricerca storica e documentaria per avvicinare temi che toccano gli artisti, le opere, gli itinerari collezionistici. La nuova rivista, che avrà cadenza annuale, indirizzerà il suo sguardo verso molteplici aree culturali e geografiche, si muoverà in un ambito cronologico compreso tra il medioevo e l'età moderna e riserverà un'attenzione particolare al disegno sia come terreno di analisi della dimensione mentale e progettuale della produzione artistica, sia come esito di percorsi estetici autonomi.
La presenza nel comitato scientifico di studiosi provenienti dalle università, dagli istituti di ricerca e da alcune delle più prestigiose istituzioni museali italiane e straniere, è il segno dell'ampiezza degli orizzonti culturali della rivista e del suo impegno disciplinare.
Se Rivista d'Arte oggi riprende il suo cammino è per la determinazione della casa editrice Olschki, che si ricollega, in tal modo, al suo storico passato. Sarà possibile, così, aggiungere un'altra voce al dibattito storiografico e critico internazionale.

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