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Dalla TV: carrambata, attapirato. Dalla cronaca sociale e politica: , voltagabbanismo, mielismo, meilare. Dall'economia: Fiscovelox, manovrina, Co.co.co, condonite, cartolarizzazione. Perfino dizionarite.
Sono solo alcuni degli oltre 5.000 neologismi creati o diffusi dai giornalisti e raccolti in questo volume.
Lessico intellettuale europeo, vol. 95
Casa Editrice Leo S. Olschki |
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| estratto della prefazione | taken from the preface |
ESTRATTO DELLA PREFAZIONE Il titolo di questo volume fu scelto nel momento stesso nel quale progettammo il lavoro che presentiamo Ci proponevamo, infatti, di verificare come e in che misura la stampa quotidiana contribuisca all'innovazione del lessico italiano. Per quanto sia difficile calcolare con precisione le parole nuove, è noto che ogni anno in una lingua viva se ne produce qualche migliaio, rispondente in gran parte alle regole e ai criteri di formazione propri del sistema linguistico nel quale nascono.
TAKEN FROM THE PREFACE
Non abbiamo voluto compilare un dizionario della nuova lingua italiana, ma raccogliere materiali, classificati e documentati, che potranno un giorno servire alla redazione di dizionari dell'uso. Ci rivolgiamo agli studiosi della lingua, ai grammatici e ai lessicografi, che potranno trarre dal materiale documentario e dalla classificazione che ne abbiamo fatto le indicazioni utili per verificare il riproporsi di fenomeni già noti, o nuove tendenze emergenti e in via di . consolidamento. Pensiamo che il nostro libro possa servire anche ai docenti e agli studenti delle scuole e dell'università, a chi apprende l'italiano come lingua straniera e agli appassionati cultori della nostra lingua che desiderano rendersi conto in modo più diretto e sistematico dei mutamenti in atto. Infine, proprio perché il nostro studio si basa sulla loro produzione scritta, crediamo di poter offrire uno strumento efficace a coloro che lavorano nel settore della comunicazione, soprattutto ai giornalisti, ma anche ai mediatori linguistici: traduttori, interpreti lo divulgatori.
Sappiamo bene che molte delle entrate che compongono questo dizionario sono e rimarranno forme occasionali. Le abbiamo tuttavia registrate per completezza di documentazione: si tratta di formazioni il più delle volte legate a episodi che colpiscono l'immaginazione collettiva, grazie anche alla fantasia del giornalista che le crea o le diffonde, e che incontrano un favore e un successo immediati, spesso destinati, però, a rivelarsi effimeri. Pensiamo soprattutto alle parole che si creano sull'onda di eventi particolari, di momenti di celebrità, della diffusione di mode e di tendenze, o in occasione di grandi avvenimenti sociali, dei quali si affievolisce presto la memoria. Occorre ricordare che, sovente queste nuove, parole vengono caricate di connotati scherzosi, ironici o addirittura polemici Molte volte, infatti, si tratta di formazioni volutamente estemporanee, e più adatte, agli spazi ridotti di un titolo e allo stile sincopato dei quotidiani; talvolta servono anche a tradurre nel registro brillante denominazioni giudicate ostiche per il lettore, o comunque poco adatte al linguaggio giornalistico: basti pensare alla preferenza accordata a forme come benzinone, icimetro e tovagliometro, o codice-doppione e tavolo tecnico. La composizione grafica dei giornali aiuta spesso il lettore a sintonizzarsi con lo spirito che informa questi neologismi, anche tramite un uso appropriato di accorgimenti tipografici: le virgolette, il corsivo o talvolta il neretto. Sono strumenti ideati per sollecitare l'attenzione visiva di chi legge e che assolvono a molteplici funzioni. Anzitutto, a quella maggiormente nota: prendere le distanze da un'espressione avvertita come originale, stravagante o troppo estrosa. Altre volte, il giornalista, o il personaggio del quale egli si fa portavoce, carica certe parole di un'enfasi particolare, che serve a veicolare giudizi insinuanti, ammiccamenti, valutazioni e a stabilire con il lettore un rapporto d'intesa, e perfino di complicità, sottolineato dalle tecniche di evidenziazione tipografica. Per i motivi più diversi, molte parole o espressioni entrano come meteore nell'universo lessicale di una lingua, si affermano nell'uso per un certo periodo di tempo, e poi, scompaiono o rimangono relegate ai margini, in qualcuna delle tante periferie del lessico di una lingua dove spesso - per riprendere una metafora molto incisiva del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein - proprio come in una grande metropoli, la loro esistenza o sopravvivenza continua a essere ignorata da, molti altri abitanti. Si pensi, solo per fare un esempio, alla diffusione che. ebbe alcuni anni fa la, parola diossina che si rese tristemente nota come responsabile del disastro ambientale di Seveso: molti oggi ne ignorano o misconoscono il significato, non essendo più in grado di associarla a quell'evento. Qualcosa di simile, anche se molto amplificato dall'impatto emotivo di un rischio in costante agguato, è accaduto più recentemente per l'antrace e il carbonchio, di cui tanti ignorano il rapporto di causa-effetto che li accomuna, continuando a confonderli: ci auguriamo di vederli tornare presto nel settore loro riservato, quello delle terminologie specialistiche. Per quanto le citazioni riportate possano apparire talora disinvolte e accattivanti, si tratta di forme per le quali non è, dunque, facile pronosticare un sicuro attecchimento nella pratica linguistica, pur ritenendo importante testimoniarne l'"uso incipiente", secondo l'intuizione di Bruno Migliorini. Ma non si tratta soltanto di individuare singole formazioni lessicali che iniziano a diffondersi, quanto di documentare anche l'affermarsi di veri e propri modelli nei quali riscontriamo il cristallizzarsi di sequenze di elementi lessicali, che difficilmente trovano spazio o accoglienza nei dizionari. A questo proposito è opportuno richiamare l'attenzione su alcuni tratti che abbiamo verificato in maniera sistematica, tanto da poter affermare che non costituiscono più soltanto linee di tendenza, ma fenomeni linguistici che si vanno ormai consolidando.
Ne emerge il quadro di un preciso momento storico e sociale della nostra lingua e della cultura che essa esprime. In particolare, ci è sembrato di poter cogliere il nascere di un fenomeno del tutto peculiare, che richiederà tuttavia ulteriori approfondimenti e comparazioni con le altre grandi lingue di cultura. Ci riferiamo alla diffusione, osmotica e simultanea, di nuove forme - per le quali riteniamo si possa parlare di veri e propri "internazionalismi" - che si adattano o ricalcano in vario modo elementi lessicali di matrice inglese o angloamericana. Si produce in questo modo il trasferimento di un fenomeno già noto nei linguaggi speciali anche nell'ambito della lingua d'uso comune, con riferimento a esperienze della vita quotidiana che tendono a assomigliarsi sempre di più in ogni luogo del pianeta. L'origine è da ricercare soprattutto nella velocità di una comunicazione che non conosce più frontiere, che non è più appannaggio dei soli settori specialistici o dei professionisti che vi operano, e che risulta incrementata dalla diffusione sempre più capillare delle reti telematiche e dal complesso fenomeno della globalizzazione.
Il volume, che presentiamo raccoglie 5.059 entrate: di queste, 3.450 sono neoformazioni monorematiche, cioè costituite da un'unità lessicale autonoma (per esempio: bicameralista, multivarietà, salvabilanci, arcobaleno) e 1.609 sono espressioni polirematiche, cioè composte da più unità lessicalí legate in una sequenza stabile e che esprimono un significato unitario, con riferimento a un concetto autonomo e indivisibile (come nei casi di: catena umana, poliziotto di quartiere, scudo fiscale). Le espressioni polirematiche, per la loro lunghezza e complessità e per l'elevato quoziente di produttività, non sempre sono registrate nei dizionari e, quando vi vengono accolte, sono generalmente accorpate nelle voci che hanno per entrata l'elemento lessicale più significativo. (negli esempi citati, rispettivamente: catena, poliziotto e scudo). Un caso a parte ci sembra possano rappresentare le unità polirematiche di origine straniera, che entrano nel nostro lessico come elemento di per sé unitario e non riconducibile a altre entrate. Se si tenesse conto di questa considerazione, il numero complessivo delle nostre polirematiche risulterebbe quindi drasticamente ridotto.
Questo volume costituisce il primo contributo pubblico di un progetto di ricerca, l'Osservatorio neologico della lingua italiana (Onli), che abbiamo avviato nel 1998, con il sostegno dell'Istituto per il Lessico intellettuale europeo e storia delle idee del Cnr, diretto da Tullio Gregory, dell'Associazione italiana per la terminologia, e dell'insegnamento di Lessicografia e lessicologia italiana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza". La nostra riconoscenza va direttamente a Giovanni Nencioni, che, per primo, all'inizio degli anni Novanta, ci suggerii l'idea di un vero e proprio osservatorio permanente, continuamente aggiornato: una banca dati che realizzi un'opera non più destinata a esaurirsi in una pubblicazione cartacea - condannata a una senescenza precoce -, sulla scorta di quell'intuizione di lavoro dinamico e in continuo divenire, colta da Alfredo Panzini e riaffermata da Giovanni Nencioni, e del già richiamato criterio ispiratore dell'uso incipiente, teorizzato da Bruno Mígliorini.